Esperienza di flow e lavoro

Sedicesimo contributo della rubrica Spazio Psicologico a cura di PLP di Elisa Mulone Psicologa e psicoterapeuta Presidente Nazionale PLP     La parola “flow” significa letteralmente flusso. Si parla molto di “esperienza di flusso” o “esperienza ottimale” in ambito sportivo, ma lo stesso concetto può riguardare anche altre sfere della vita. Si può sperimentare un’esperienza
Sedicesimo contributo della rubrica Spazio Psicologico a cura di PLP

di Elisa Mulone

Psicologa e psicoterapeuta

Presidente Nazionale PLP

 

 

La parola “flow” significa letteralmente flusso. Si parla molto di “esperienza di flusso” o “esperienza ottimale” in ambito sportivo, ma lo stesso concetto può riguardare anche altre sfere della vita. Si può sperimentare un’esperienza di flow, in qualsiasi attività o situazione a patto che sussistano determinate condizioni.

Dobbiamo a Mihaly Csikszentmihalyi, psicologo ungherese emigrato negli Stati Uniti (dal nome impronunciabile), la formulazione della Teoria del flow o Teoria dell’esperienza ottimale partendo dagli studi effettuati con alcuni artisti.

 

 

Csikszentmihalyi ha individuato nove dimensioni del flow:

  • equilibrio fra sfida e abilità,
  • unione fra azione e coscienza,
  • obiettivi chiari,
  • feedback immediato,
  • concentrazione sul compito,
  • senso di controllo,
  • perdita di autoconsapevolezza,
  • destrutturazione del tempo
  • esperienza autotelica

 

 

Nel flow, come afferma, Csikszentmihalyi, l’azione del soggetto procede liberamente e in modo armonico con il contesto circostante, favorendo un livello di totale assorbimento nell’attività praticata. Si stabilisce un equilibrio tra la percezione della difficoltà della situazione e del compito, definita challenge e le proprie capacità personali o skills. Se manca questo equilibrio la persona sperimenta noia o ansia. La noia sopraggiunge quando ci si percepisce abili e si affronta un compito valutato personalmente come facile o scontato. Si sperimenta ansia, invece, quando si percepisce una difficoltà eccessiva rispetto alla competenza che si ritiene di possedere.

 

 

Nell’esperienza di flow la persona ha la sensazione di essere un tutt’uno con l’attività che sta svolgendo, sperimenta un’improvvisa espansione dei confini del sé, una destrutturazione dell’esperienza temporale e un significativo incremento della percezione di controllo nei confronti dell’attività stessa che fluisce senza ostacoli o paure. Nella fluidità tipica dell’esperienza ottimale, mente e corpo funzionano all’unisono. Nonostante la fluidità e la naturalezza con cui viene svolta l’attività, essa richiede l’impegno di molte energie. Si tratta di un fenomeno molto comune in persone particolarmente creative, quali artisti, scrittori e musicisti. Sembra infatti che soggetti che si pongono in relazione creativa con l’ambiente, individuandovi spontaneamente occasioni di concentrazione e motivazione intrinseca, ossia non finalizzata a ricompense esterne bensì alla fruizione dell’esperienza in sé, sono più predisposti alla flow experience.

 

 

La flow experience è caratterizzata, anche, da un elevato livello di concentrazione e di partecipazione all’attività, tanto da richiedere ridotti sforzi attentivi, permettendo di investire tutte le energie nell’attività che si sta svolgendo e avere pieno controllo delle azioni per portarla avanti. La percezione del tempo si sposta su un registro personale: per alcuni il tempo si ferma, per altri scorre più velocemente, per altri ancora sembra invece rallentare.

 

L’interesse intrinseco per il processo produce un senso di piacevolezza e soddisfazione. La persona svolge quella determinata attività per il gusto di farlo. Non è interessante l’obiettivo, anche se deve essere chiaro, ma lo svolgimento dell’attività stessa. Quando si raggiungerà l’obiettivo, l’esperienza di flow sarà terminata.

Questo concetto può essere utile e applicabile allo svolgimento delle diverse attività lavorative e professionali.

 

 

Alcuni esempi da testimonianze

Quando gli individui raggiungono lo stato di flow ne derivano grossi vantaggi in termini di engagement (coinvolgimento) e di benessere. L’engagement è, infatti, significativamente correlato a un miglioramento della performance, dei risultati e dei profitti aziendali, del livello di soddisfazione di dipendenti, collaboratori e clienti, nonché a più bassi livelli di assenteismo. L’orientamento marcato alla qualità dell’esperienza costituisce un presupposto fondamentale per il raggiungimento del benessere psicofisico, per l’incremento della motivazione, della qualità delle relazioni e per la conseguente efficacia nella prestazione. Ne consegue che, una persona immersa nell’attività che sta svolgendo, motivata dal piacere intrinseco della prestazione, desidera svolgerla al meglio delle possibilità, senza preoccupazioni di risultato.

Le ricerche sull'”esperienza ottimale” di Csikszentmihalyi hanno dimostrato che ciò che rende un’esperienza veramente soddisfacente è uno stato di coscienza chiamato flusso. Nel flow, le persone in genere sperimentano un profondo godimento, creatività e un totale coinvolgimento.

In quest’ottica, favorire negli ambienti di lavoro le condizioni per vivere un’esperienza di flow, ad esempio fornendo compiti sfidanti, ma non troppo, obiettivi chiari e realistici, può portare a notevoli vantaggi per tutti e migliorare la qualità dei servizi offerti.