Spesometro, per i commercialisti perdita netta di 113 milioni

Sondaggio del Consiglio nazionale presso i propri iscritti. 1600 euro la cifra che ci ha rimesso ogni studio. Il 34% di essi non ha potuto fatturare il lavoro svolto Lo spesometro ha comportato per gli studi dei commercialisti una perdita netta complessiva di 113 milioni di euro. Una cifra che divisa per i quasi 70mila
Sondaggio del Consiglio nazionale presso i propri iscritti. 1600 euro la cifra che ci ha rimesso ogni studio. Il 34% di essi non ha potuto fatturare il lavoro svolto

Lo spesometro ha comportato per gli studi dei commercialisti una perdita netta complessiva di 113 milioni di euro. Una cifra che divisa per i quasi 70mila studi professionali della categoria presenti sul territorio nazionale equivale a circa 1.600 euro a studio. Sono i principali risultati di un sondaggio condotto dal Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili attraverso la Fondazione Nazionale, al quale hanno risposto 7 mila studi. In particolare, il sondaggio è stato concepito per misurare lo sforzo sopportato da questi ultimi e dal personale complessivamente coinvolto che, tra i mesi di settembre e ottobre di quest’anno, hanno dovuto fronteggiare una serie di difficoltà operative, tra adeguamento dei software e dei processi organizzativi, imprevisti tecnici e notevoli complessità operative connesse alle novità dell’adempimento e alla estrema analiticità dei dati richiesti. Sulla base dei dati emersi dal sondaggio, gli studi dei commercialisti hanno inviato circa il 72% degli spesometri complessivamente pervenuti all’Agenzia delle Entrate.

 

Dalle risposte del campione si evince che solo il 2,4% degli studi non ha inviato spesometri. Tra quelli che hanno inviato invece almeno uno spesometro, gli studi individuali ne hanno inviati in media 42, mentre gli studi operanti in forma aggregata ne hanno inviati in media 91. Indipendentemente dagli spesometri inviati, il principale problema che si è presentato per i Commercialisti è stato la difficoltà o l’impossibilità per molti di fatturare il nuovo adempimento ai propri clienti. I dati del campione indicano, infatti, che il 33,7% degli studi non ha fatturato neppure un euro per il nuovo adempimento, mentre solo il 27,4% ha fatturato lo spesometro a tutti i propri clienti.

 

Per il presidente nazionale della categoria, Massimo Miani, questo sondaggio «certifica l’enormità dei costi sopportati dai nostri studi e le perdite che ne sono derivate, per un adempimento che avevamo da subito giudicato inutilmente complesso. Quello che è successo tra settembre e ottobre ha purtroppo confermato in pieno le nostre previsioni. Un adempimento, tra l’altro, che per i nostri studi è stato in molti casi impossibile fatturare, specie in contesti economici difficili, come al Sud, dove i nostri clienti non sono disposti o non possono andare oltre certi corrispettivi».