Slitta l’obbligatorietà dei corsi di formazione per la pratica forense

Pansini: «Ora si proceda con la riforma dell’intero sistema di accesso alla professione». Di seguito il comunicato stampa dell’Associazione nazionale Forense «Esprimiamo soddisfazione per l’adozione da parte del Ministro della Giustizia del decreto sul differimento, al 31 marzo 2020, dell’obbligatorietà dei corsi di formazione per l’accesso alla professione, che, nella seduta dell’11ottobre scorso, ha ottenuto
Pansini: «Ora si proceda con la riforma dell’intero sistema di accesso alla professione». Di seguito il comunicato stampa dell’Associazione nazionale Forense

«Esprimiamo soddisfazione per l’adozione da parte del Ministro della Giustizia del decreto sul differimento, al 31 marzo 2020, dell’obbligatorietà dei corsi di formazione per l’accesso alla professione, che, nella seduta dell’11ottobre scorso, ha ottenuto il via libera del Consiglio di Stato. La scelta è coerente con il rinvio del debutto del nuovo esame di abilitazione alla professione forense a dicembre 2020, come previsto dal decreto Milleproroghe 2018, e incontra il nostro favore in quanto va nella direzione da noi insistentemente auspicata ovvero di considerare l’accesso alla professione nella sua visione unitaria, che comprende la pratica forense e il successivo esame di abilitazione, e di allineare la regolamentazione della prima con quella del secondo». Lo ha dichiarato il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini.

 

«La novità più importante, però – continua Pansini – riguarda la volontà del legislatore di procedere alla riforma dell’intero sistema di accesso alla professione, peraltro già annunciata dal Ministro Bonafede nel corso della giornata inaugurale del congresso nazionale forense, celebratosi a Catania due settimane fa, e per la quale l’Associazione è pronta – dopo aver evidenziato per anni, anche con il ricorso alla magistratura amministrativa, le innumerevoli criticità della legge ordinamentale del 2012 – a fornire il suo contributo ai lavori del tavolo tecnico che il Guardasigilli, si auspica, vorrà istituire. La legge ordinamentale del 2012, è bene sempre ricordarlo, ha tra i suoi punti qualificanti quello di favorire l’accesso alla professione di avvocato e in particolare alle giovani generazioni, con criteri di valorizzazione del merito; l’annunciata riforma dell’accesso, quindi, ferme tutte le perplessità evidenziate dinanzi al TAR contro il DM n. 17 del 2018, prima fra tutte l’introduzione del numero chiuso, non deve scoraggiare l’avvicinamento alla professione e non deve disegnare il tirocinio forense nei termini di un percorso inutilmente tortuoso e farraginoso».

 

«La continua opera di sensibilizzazione dell’associazione su questo tema e la disponibilità manifestata dal Guardasigilli in occasione dell’incontro con le associazioni forensi di inizio agosto hanno dato i loro frutti. Parta dunque al più presto una profonda riforma dell’accesso alla professione quale primo reale passo verso l’intera rivisitazione della legge ordinamentale n. 247 del 2012, della quale, a distanza di oltre cinque anni dall’entrata in vigore, può dirsi definitivamente sancito il fallimento», conclude Pansini.