Semplificazione, il paradosso delle Agenzie per le imprese

Le criticità delle strutture sollevate da Confprofessioni durante l’audizione in Commissione Affari Costituzionali della Camera In origine erano il paradigma della cooperazione sussidiaria tra pubblico e privato: dovevano semplificare i rapporti tra imprese e pubblica amministrazione e invece sono diventate ostaggio della frammentazione normativa e della burocrazia che devono combattere. Uno dei temi critici sollevati
Le criticità delle strutture sollevate da Confprofessioni durante l’audizione in Commissione Affari Costituzionali della Camera

In origine erano il paradigma della cooperazione sussidiaria tra pubblico e privato: dovevano semplificare i rapporti tra imprese e pubblica amministrazione e invece sono diventate ostaggio della frammentazione normativa e della burocrazia che devono combattere. Uno dei temi critici sollevati da Confprofessioni davanti alla commissione Affari costituzionali della Camera nel corso dell’audizione sul decreto della P.A. dell’8 luglio scorso investe le agenzie per le imprese. Nate nel 2008 con l’obiettivo di facilitare i rapporti tra il mondo economico e la Pubblica Amministrazione, le agenzie rimangono oggi una rarità e quelle poche operative sono dislocate in pochissime Regioni.

“Nonostante l’evidente utilità di questi soggetti “facilitatori” per il mondo economico e la stessa P.A., le agenzie per le imprese stentano a decollare, schiacciate dal peso della burocrazia e da una babele di procedure e adempimenti che si stratificano a livello centrale e locale” ha detto il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. “Le Agenzie che decidono di accreditarsi sono  chiamate ad acquisire una mole straordinaria di competenze, che non sono state standardizzate e che potrebbero invece essere semplificate attraverso interventi di unificazione della modulistica relativa all’avvio delle attività d’impresa”. Ma a frenare lo sviluppo delle agenzie sul territorio concorre anche la frammentazione della normativa locale sulle attività economiche, che risale alla legislazione regionale e si articola a livello comunale in una pluralità di ordinanze e regolamenti sullo svolgimento delle singole attività. La loro scarsa diffusione sul territorio ha quindi determinato un black out informativo sia da parte degli Sportelli unici delle attività produttive (Suap), sia da parte degli utenti e, di conseguenza, ogni comune organizza la propria rete informativa come può. In alcuni casi infatti, gli Sportelli sono  coordinati dal sistema camerale; in altri operano attraverso piattaforme telematiche proprie, o tutt’al più condivise da associazioni tra comuni. “Il risultato è una carenza strutturale di messa in rete degli adempimenti e delle modulistiche, che non consente il dialogo tecnico tra amministrazioni e Agenzie per le imprese” sottolinea Stella. “Quindi, le Agenzie hanno fino ad ora evitato di accreditarsi, perché gli alti costi di intermediazione avrebbero finito per gravare sull’imprenditore, snaturando il senso della facilitazione che le Agenzie stesse intendono rappresentare”.