Riparto Fondo ticket sanitari, Scotti: prevalgano principi di maggiore equità

L’appello della Federazione Medici di Medicina Generale al nuovo Parlamento e alle Regioni: “Ascoltate professionisti e cittadini. Serve un confronto”. Di seguito la nota del 24 aprile scorso “I criteri proposti per la  ripartizione del fondo di 60 milioni di euro per la riduzione della quota fissa sulla ricetta ci destano più di una preoccupazione.
L’appello della Federazione Medici di Medicina Generale al nuovo Parlamento e alle Regioni: “Ascoltate professionisti e cittadini. Serve un confronto”. Di seguito la nota del 24 aprile scorso

“I criteri proposti per la  ripartizione del fondo di 60 milioni di euro per la riduzione della quota fissa sulla ricetta ci destano più di una preoccupazione. Appare chiaro che il ticket sulla ricetta sia pagato prevalentemente nelle regioni con meno esenti perché più ricche, ma è altrettanto chiaro che un cittadino può essere non esente per un reddito superiore al tetto previsto per l’esenzione di un euro/anno come di 100.000 euro/anno. Confrontando solo il numero di non esenti, senza considerare il reddito medio di questi cittadini diverso da regione a regione, si crea un meccanismo non equo dove si favoriscono in maniera generalizzata i più ricchi rispetto ai più poveri tra i non esenti. E’ indispensabile per noi tenere in considerazione altri criteri che considerino la vulnerabilità di una popolazione e il diverso reddito medio procapite dei cittadini nelle diverse regioni che sono le vere cause determinanti incidenza diversa nelle varie regioni per: tasso di abbandono alle cure, difficoltà di accesso ai servizi, livello di istruzione, di disoccupazione, di reddito e l’aspettativa di vita”. E’ quanto dichiara Silvestro Scotti, segretario nazionale della FIMMG (Federazione italiana medici di medicina generale).

 

“Ci associamo alla FNOMCeO e a Cittadinanzattiva – prosegue Scotti – nel loro appello al Parlamento e al presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini: ascoltate la voce dei professionisti, ascoltate la voce dei cittadini. Serve un momento di confronto serrato e propositivo. Non chiediamo assistenzialismo, ci mettiamo a disposizione per fare la nostra parte e lo abbiamo già dimostrato firmando lo scorso mese l’Accordo collettivo nazionale. Senza un impegno reale per il potenziamento del ricambio generazionale, l’innovazione tecnologica, la presa in carico dei pazienti cronici e gli investimenti per riportare nell’area delle cure primarie una serie di attività assistenziali, attualmente impropriamente in carico all’assistenza ospedaliera, saranno un puro gioco di parole e nessuna riduzione generalistica dei ticket migliorerà le condizioni di salute dei cittadini italiani” conclude Scotti.