Professionisti alla prova dei fondi Ue

Nel ciclo di programmazione finanziaria 2014-2020 all’Italia sono stati assegnati 130 miliardi di euro. Dal convegno del Fasi emerge la necessità di un maggior dialogo tra Regioni e professioni. Vietato ripetere gli errori del passato; bandi aperti ai liberi professionisti, maggior coinvolgimento delle professioni. Molteplici sono gli spunti emersi durante il convegno “Fondi UE 2014-2020
Nel ciclo di programmazione finanziaria 2014-2020 all’Italia sono stati assegnati 130 miliardi di euro. Dal convegno del Fasi emerge la necessità di un maggior dialogo tra Regioni e professioni.

Vietato ripetere gli errori del passato; bandi aperti ai liberi professionisti, maggior coinvolgimento delle professioni. Molteplici sono gli spunti emersi durante il convegno “Fondi UE 2014-2020 e Finanziamenti Internazionali. Opportunità per i professionisti e i loro clienti”, organizzato dal Fasi lo scorso 16 settembre a Roma. Dagli interventi dei relatori, tra i quali il Consigliere della Presidenza del Consiglio con delega al semestre italiano di presidenza UE, Francesco Tufarelli; il Direttore della Rappresentanza in Italia e Commissione europea, Lucio Battistotti; il Direttore Sviluppo Economico della Regione Lazio, Rosanna Bellotti nonché esponenti del mondo ordinistico degli ingegneri, i commercialisti e gli esperti contabili e gli architetti.

Viene, in primo luogo, sottolineata l’opportunità di “fare tesoro” degli errori del passato per evitare di ricommetterne ulteriori: sulla programmazione europea 2007-2013, infatti, l’Italia sconta un ritardo nella realizzazione di progetti e di conseguente utilizzo delle risorse, soprattutto nelle regioni del Sud del Paese (Calabria, Campania e Sicilia). A pochi mesi dalla chiusura del filone di finanziamenti (fine 2015), infatti, dovrebbero essere spese risorse non ancora utilizzate, da certificare a Bruxelles: al 15 aprile 2014, la percentuale di risorse spese ammontava per l’Italia al 54,3% contro, ad esempio, l’83,5% del Portogallo ed il 79,3% della Grecia. Quanto, invece, alle risorse assegnate dal Fesr,  dei 21,2 miliardi di euro assegnati al nostro Paese, sono state spese solo il 59% delle risorse.

La programmazione finanziaria europea 2014-2020, invece, conta, per l’Italia una disponibilità economica pari a 130 miliardi di euro e vede, ad oggi, la predisposizione di molteplici bandi, quali Horizon, Cosme, Creative Europe, Connecting Europe Facilities, a cui possono accedere anche i liberi professionisti. Le norme europee, infatti, equiparano questi ultimi alle imprese, affinché possano accedere ai relativi finanziamenti, sempre a seguito della redazione del PON (Piano operativo nazionale) e dei POR (Piani Operativi Regionali) relativi da cui, poi, dipenderà la pubblicazione degli avvisi per la concessione delle agevolazioni afferenti.

In questo quadro, dunque, il ruolo dei professionisti deve considerarsi fondamentale, come ha sottolineato da Tufarelli: essi rappresentano quella categoria di esperti che ogni giorno assiste imprese, associazioni ed enti nello svolgimento delle proprie attività, affinché possano aggiudicarsi contributi ed appalti specifici, e non rimanere, in questo modo, indietro rispetto agli altri Paesi d’Europa. È importante essere consapevoli che, i clienti si fidano della competenza di tali soggetti più che degli organi istituzionali, per tale ragione, dunque, i primi sono chiamati a svolgere una funzione di collante indispensabile, per mettere in contatto Stato e cittadini ed agire in ottica di sistema. È necessario, in questa fase, fare rete, per redigere pochi progetti da presentate in Europa, ma di qualità e sfruttare le risorse derivanti dai finanziamenti europei.

A queste osservazioni positive, tuttavia, se ne aggiungono, altre che sottolineano le innumerevoli difficoltà incontrate, ancora oggi, dai professionisti in ambito europeo: i presidenti degli ordini degli ingegneri, dei commercialisti e degli architetti, in un unico coro, lamentano la mancanza di coinvolgimento delle categorie professionali nella programmazione europea, oltre che nella definizione dei bandi, a cui si aggiunge il neo della disinformazione: il centro studi degli ingegneri, in particolare, rileva che una buona parte degli iscritti (54,7%) non ha mai sentito parlare di fondi strutturali. A frenare la partecipazione dei professionisti a queste iniziative è soprattutto l’incapacità delle Regioni di coinvolgere il sistema ordinistico nelle attività di programmazione, progettazione e attuazione degli interventi. Solo il 10% degli Ordini provinciali è stato o è coinvolto nei processi di programmazione dei fondi europei nell’ambito dell’ultima tornata di finanziamenti per il periodo 2014-2020.

In conclusione, ciò che rileva è che in una fase di persistente crisi economica, la necessità di sfruttare al massimo il sistema dei fondi europei e di varcare i confini nazionali alla ricerca di nuove opportunità è impellente. Le risorse derivanti, in particolare, dai programmi europei di Horizon 2020 (80 miliardi) e Cosme (2,5 miliardi) rappresentano, pertanto, una grossa opportunità in cui i professionisti possono essere da protagonisti.