Pansini e Schiavoni si mobilitano in difesa di Nasrin Sotoudeh

L’associazione nazionale Forense e Non c’è pace senza giustizia lanciano un appello a tutti gli avvocati italiani per chiedere massima attenzione sulla collega iraniana. Di seguito il comunicato dell’ANF «In tutti i tribunali italiani e nelle nostre sedi inviteremo gli avvocati del nostro Paese, certi di una loro forte risposta, a firmare l’appello rivolto alle
L’associazione nazionale Forense e Non c’è pace senza giustizia lanciano un appello a tutti gli avvocati italiani per chiedere massima attenzione sulla collega iraniana. Di seguito il comunicato dell’ANF

«In tutti i tribunali italiani e nelle nostre sedi inviteremo gli avvocati del nostro Paese, certi di una loro forte risposta, a firmare l’appello rivolto alle istituzioni italiane ed europee affinché compiano un passo politico e diplomatico verso il governo iraniano per ottenere al più presto la liberazione della nostra collega Nasrin Sotoudeh», hanno dichiarato il segretario generale dell’associazione nazionale Forense, Luigi Pansini e Giulia Schiavoni di Non c’è Pace Senza Giustizia, in merito alla drammatica vicenda di Nasrin Sotoudeh. L’avvocata iraniana è stata condannata a 33 anni di prigione e 148 colpi di frusta per aver difeso i diritti di quelle donne che, in nome della propria libertà, hanno tolto lo hijab (velo). 

 

«Chiediamo – spiegano – a tutti i colleghi di appuntare alla toga, segno distintivo della nostra professione, un filo rosso finché Nasrin Sotoudeh e il suo collega Amir Salar Davoodi non vedano revocata la misura detentiva inflittagli dal regime di Teheran».

 

«Ci uniamo dunque – continuano Pansini e Schiavone – alla mobilitazione necessaria per fare la maggior pressione possibile sulle autorità iraniane, nella convinzione che difendere Sotoudeh significa affermare l’inviolabilità dei diritti fondamentali e difendere i prigionieri politici in altri Paesi».

 

«Il caso di  Sotoudeh – concludono Schiavone e Pansini – è emblematico della soppressione della funzione fondamentale che l’avvocato ricopre ad ogni latitudine, ovvero di essere strumento indifferibile di difesa dei diritti fondamentali di ogni persona e di ogni cittadino. Il caso, inoltre, viola i principi sanciti dalle Nazioni Unite in cui è previsto che le autorità pubbliche debbano assicurare il libero esercizio della professione a tutti gli avvocati, senza ostacoli, intimidazioni, molestie o indebite interferenze».