Mezzo secolo di storia delle professioni

Nel 2016 si celebra il cinquantenario di Confprofessioni, proiettata al futuro. Eventi, un’agenzia per i fondi Ue e avanti con le tutele ai professionisti «Mai sedersi sugli allori». L’antico adagio potrebbe essere il leit-motif del 2016 per Confprofessioni che, dopo aver incassato numerosi successi nell’anno appena trascorso (dalla riammissione degli studi professionali alla Cig in
Nel 2016 si celebra il cinquantenario di Confprofessioni, proiettata al futuro. Eventi, un’agenzia per i fondi Ue e avanti con le tutele ai professionisti

«Mai sedersi sugli allori». L’antico adagio potrebbe essere il leit-motif del 2016 per Confprofessioni che, dopo aver incassato numerosi successi nell’anno appena trascorso (dalla riammissione degli studi professionali alla Cig in deroga, al nuovo Ccnl che ha introdotto misure di welfare per i datori di lavoro, fino all’apertura dei bandi europei a favore dei liberi professionisti), è già proiettata nella definizione del programma dell’attività politico-istituzionali e nelle iniziative a favore dei professionisti sul territorio in un anno davvero importante per la Confederazione. Nel corso 2016, infatti, sarà celebrato il 50esimo anniversario di Confprofessioni, con una ricca serie di eventi e manifestazioni in diverse regioni italiane che culmineranno con gli “Stati generali” di Roma per proiettare i liberi professionisti nel futuro.

 

Domanda. Presidente Stella, partiamo da qui. Mezzo secolo di storia delle professioni in Italia. Che cosa è cambiato da quel lontano 7 novembre 1966, quando in uno studio notarile di Roma vedeva la luce la Consilp?

Risposta. È cambiato il mondo. Abbiamo attraversato 50 anni di storia, ma ad ogni passaggio cruciale la nostra Confederazione, nonostante gli ostacoli e le avversità che ci hanno sempre accompagnato, ha saputo tracciare la rotta dello sviluppo delle libere professioni.

 

D. Da Consilp a Confprofessioni. Un’altra svolta?

R. Anche la nostra Confederazione è cambiata profondamente. In passato ci si limitava a redigere quasi esclusivamente il contratto degli studi, ma poi, nel corso degli anni, abbiamo raggiunto un ruolo di primo piano tra le forze sociali del Paese, riuscendo in molti casi a portare la voce dei liberi professionisti sui tavoli delle istituzioni e del potere politico.

 

D. Rimpianti?

R. Se guardo al passato, mi rendo conto di quanto lavoro resta ancora da fare per dare una visione unitaria alle professioni: un corpo sociale coeso e compatto che sappia andare oltre le specifiche prerogative delle singole categorie.

 

D. È questo il disegno che si evince dalle ultime battaglie parlamentari portate avanti da Confprofessioni?

R. Confprofessioni ha sempre difeso i diritti di tutti i professionisti, senza distinzione alcuna. Non facciamo battaglie di retroguardia, né guardiamo all’orticello del vicino. Il nostro obiettivo principale è quello di affermare l’identità del professionista nel contesto sociale ed economico italiano. Siamo parte integrante della società, i problemi che affliggono il Paese sono gli stessi che toccano da vicino i professionisti: sostenere i professionisti significa anche far crescere l’Italia.

 

D. E qual è l’identità del professionista oggi?

R. Da questo punto di vista la vicenda dei fondi europei è emblematica.Abbiamo lottato strenuamente affinché il governo italiano riconoscesse la natura economica dei professionisti, come già accade negli altri Paesi europei. Potrà sembrare banale, ma fino a un paio di anni fa nessuno aveva mosso un dito per abbattere un tabù che impediva ai professionisti di competere ad armi pari sul mercato.

 

D. Obiettivo centrato: la legge di Stabilità 2016 consente ai professionisti di accedere ai bandi europei, ma restano ancora numerosi aspetti operativi da mettere a punto. Che cosa intende fare Confprofessioni per accompagnare i professionisti verso le risorse che verranno messe a disposizione dalle Regioni?

R. Innanzitutto, la nostra presenza all’interno del Comitato con funzioni di sorveglianza e accompagnamento dell’attuazione dei Programmi 2014-2020, istituito presso il Dipartimento per le politiche di coesione e l’Agenzia per la coesione territoriale, rappresenta una garanzia per tutti i liberi professionisti nell’ambito della programmazione nazionale e regionale dei fondi strutturali.

 

D. E poi?

R. Parallelamente stiamo ragionando sull’ipotesi di costituire un’Agenzia di monitoraggio, allargata a tutte le forze sociali che rappresentano il mondo delle professioni, in primis le casse di previdenza private, per aiutare le Regioni a superare gli aspetti tecnici e operativi legati alla redazione dei bandi destinati ai professionisti e, al tempo stesso, mettere a disposizione degli stessi professionisti tutti gli strumenti necessari per la loro partecipazione ai bandi.

 

D. Intanto incalza l’attività parlamentare. Uno dei prossimi provvedimenti tanto attesi dai professionisti è il cosiddetto Jobs act del lavoro autonomo. Un primo giudizio?

R. La prima bozza del dispositivo normativo che tende ad assicurare un ampio ventaglio di tutele per l’intero universo delle professioni è sostanzialmente positivo e riprende le proposte che abbiamo lasciato negli ultimi mesi in Parlamento nel corso di diverse audizioni.

 

D. Per esempio?

R. Penso ad esempio alla deducibilità delle spese di formazione o alle tutele previste per la maternità o per i congedi parentali, così come per la malattia, l’infortunio e per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Su questi aspetti c’è la massima attenzione di Confprofessioni.

 

D. Vale anche per i lavoratori autonomi?

R. Nell’ambito della contrattazione collettiva, il nuovo Ccnl degli studi professionali ha già codificato una serie di istituti contrattuali che interagiscono con le disposizioni abbozzate nel disegno di legge predisposto dal governo. Ma non solo; sono state introdotte, per la prima volta in Italia, misure di welfare dedicate ai datori di lavoro-professionisti. Sicuramente, un buon punto di partenza, aperto a grandi potenzialità per legittimare finalmente le esigenze di welfare dei lavoratori autonomi.