Medici, l’Ue richiama l’Italia sulla liberta’ di movimento

La Commissione avvia la procedura d’infrazione. Due mesi di tempo per adeguare la legislazione nazionale La Commissione europea ha sollecitato il nostro Paese a tener conto dell’esperienza professionale e dell’anzianità di servizio acquisita dai medici in un altro Stato membro all’atto di determinare il loro inquadramento o le loro condizioni di lavoro (salario, grado, sviluppo
La Commissione avvia la procedura d’infrazione. Due mesi di tempo per adeguare la legislazione nazionale

La Commissione europea ha sollecitato il nostro Paese a tener conto dell’esperienza professionale e dell’anzianità di servizio acquisita dai medici in un altro Stato membro all’atto di determinare il loro inquadramento o le loro condizioni di lavoro (salario, grado, sviluppo della carriera) nel settore pubblico.

Le regole attualmente in vigore sarebbero discriminatorie per la Commissione, in quanto vanno a detrimento di lavoratori degli altri Stati membri; per tali motivi ha emesso un parere motivato (ex articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell’UE) nell’ambito della procedura d’infrazione. L’Italia ha ora due mesi per rivedere la sua legislazione ed adeguarla al diritto dell’Unione; in caso contrario, la Commissione potrà adire la Corte di Giustizia dell’UE.

Secondo il diritto europeo, la libera circolazione dei lavoratori non si applica al settore pubblico, per il quale l’accesso può essere riservato ai cittadini dello Stato membro ospitante. Tuttavia, questa deroga è stata interpretata in modo estremamente restrittivo dalla Corte di Giustizia dell’UE e con riferimento esclusivamente a quelle posizioni per le quali entrano in gioco l’esercizio dell’autorità pubblica e la responsabilità di salvaguardare gli interessi generali dello Stato. Per la Commissione, però, nel caso in esame non vi sarebbe una tale ragione dietro alla limitazione della libertà di movimento, quindi non si può applicare tale deroga con riferimento ai medici operanti nelle strutture sanitarie pubbliche.

In linea con la giurisprudenza della Corte, i precedenti periodi di lavoro comparabile maturati nel settore sanitario degli altri Stati membri vanno contabilizzati dai servizi sanitari italiani all’atto di determinare l’inquadramento professionale come se si trattasse di un’esperienza maturata nel sistema italiano. La condizione specifica che in Italia impone la continuità del servizio per stabilire l’inquadramento di un medico costituisce una discriminazione indiretta dei lavoratori migranti allorché si tratta di determinare le loro condizioni lavorative nell’ambito del servizio pubblico italiano.

 

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