L’impatto della pandemia di Covid-19 su natalità e condizione delle nuove generazioni

L’indagine promossa dal Dipartimento per le politiche per la famiglia Presentato il Rapporto “L’impatto della pandemia di Covid-19 su natalità e condizione delle nuove generazioni”, promosso dal Dipartimento per le politiche della famiglia in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti, e coordinato da Alessandro Rosina, professore ordinario di demografia e statistica sociale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
L’indagine promossa dal Dipartimento per le politiche per la famiglia

Presentato il Rapporto “L’impatto della pandemia di Covid-19 su natalità e condizione delle nuove generazioni”, promosso dal Dipartimento per le politiche della famiglia in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti, e coordinato da Alessandro Rosina, professore ordinario di demografia e statistica sociale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e coordinatore del Gruppo di Ricerca.

 

Dal Rapporto, un’indagine sugli impatti della crisi epidemiologica da COVID-19 sulla natalità e sulle scelte familiari in Italia, emerge che la demografia è uno dei principali ambiti colpiti dalla pandemia, sia per l’effetto diretto sull’aumento della mortalità, sia per le conseguenze indirette sui progetti di vita delle persone. La situazione del nostro Paese risultava su questo fronte già da molto tempo particolarmente fragile e problematica. Il maggior invecchiamento della popolazione ci ha resi maggiormente esposti alla letalità del virus. I fragili percorsi formativi e professionali dei giovani in Italia (soprattutto se provenienti da famiglie con medio-basso status sociale), i limiti della conciliazione tra vita e lavoro (soprattutto sul lato femminile), l’alta incidenza della povertà per le famiglie con figli (soprattutto oltre il secondo), con il contraccolpo della crisi sanitaria rischiano di indebolire ancor di più la scelta di formare una propria famiglia o di avere un (altro) figlio, e anche l’aumentato del senso di incertezza va in tale direzione.

 

Il Rapporto evidenzia in particolare la rilevanza, per le ricadute sulla scelta di avere un (altro) figlio, dei dati sull’occupazione, sulle prospettive di stabilità dei percorsi professionali e sulle possibilità di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. “Nel II trimestre 2020 il tasso di occupazione femminile risulta sceso al 48,4%, consolidando la distanza rispetto alla media europea ma anche accentuando il divario di genere nel nostro paese (la distanza rispetto all’occupazione maschile è salita da 17,6 punti percentuali dello stesso trimestre del 2019 a 18,2)” – si legge. “Si allarga anche il divario tra le generazioni. Sempre prendendo a confronto secondo trimestre 2020 rispetto all’anno precedente, si osserva una riduzione del tasso di occupazione pari a -0,8 punti percentuali in età 50-64 anni, di -1,6 nella fascia 35-49, di -3,5 in quella 25-34 anni (-3,2 in quella più ampia 15-34). A essere più colpita risulta quindi essere la classe che già risultava con più ampio divario rispetto alla media europea, ma anche quella più delicata per la costruzione dei progetti di vita”.

 

Uno studio sui progetti di vita, condotto da Istituto Toniolo e Ipsos, sottolinea che il 62% dei giovani italiani, il 59% dei coetanei spagnoli, il 53,9% dei britannici, il 45,8% dei francesi e il 42,5% dei tedeschi li vede più a rischio dopo la pandemia: una preoccupazione ampia in tutta Europa ma con una differenza di 20 punti percentuali tra Italia e Germania. Ad ottobre, a rispondere di vedere a rischio i propri progetti di vita erano ancora ben il 55% dei giovani italiani. Alla domanda più specifica sulla scelta di concepire e avere un figlio, tra chi progettava ad inizio 2020 di concepire/avere un figlio entro l’anno a confermare tale volontà a marzo era il 44,4 percento, mentre la maggioranza dichiarava di posticiparla all’anno successivo (29,4%) o di rinunciare a riprogrammare per ora tale scelta (26,3%). Ad ottobre la situazione non risulta migliorata, se non per una tendenza più a posticipare (36,6%) che a bloccare in modo indefinito la decisione (21,2%). La stessa indagine evidenzia inoltre un effetto negativo dell’incertezza occupazionale e reddituale sulle intenzioni di fecondità dei giovani.

 

Per consultare l’indagine: https://bit.ly/38oEVIP