Lavoro, meno tasse e più tutele

Confprofessioni al tavolo del Governo per dare un nuovo impulso al mercato del lavoro. Stella: «Parti sociali strategiche per lo sviluppo delle politiche attive in Italia» Politiche attive e passive del lavoro, salari e contrattazione collettiva, costo del lavoro e attività autonome. Su questi punti si articola la proposta avanzata da Confprofessioni al tavolo del
Confprofessioni al tavolo del Governo per dare un nuovo impulso al mercato del lavoro. Stella: «Parti sociali strategiche per lo sviluppo delle politiche attive in Italia»

Politiche attive e passive del lavoro, salari e contrattazione collettiva, costo del lavoro e attività autonome. Su questi punti si articola la proposta avanzata da Confprofessioni al tavolo del Governo con le parti sociali lo scorso 5 agosto a Palazzo Chigi, sottolineando la necessità di una nuova impostazione delle politiche del lavoro, basate «sull’analisi puntuale dei problemi e dei dati per elaborare risposte efficaci in grado di dare dinamismo a tutte le componenti del mercato del lavoro».

 

Secondo Confprofessioni, il punto di partenza è il Jobs act che ha dato certamente un grande impulso alle politiche attive del lavoro, «ma è mancato – ha affermato il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella – il passaggio fondamentale di allineare le politiche attive e le politiche passive del lavoro». L’attuazione della riforma ha mostrato infatti tutti i suoi limiti lasciando invariato il problema della governance delle politiche e dei rapporti tra enti locali e nazionali a cui non si è certo potuto sopperire con la creazione dell’Anpal, struttura nazionale con un ruolo di mero coordinamento delle realtà coinvolte. In questo senso, ha sottolineato Stella davanti al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e al ministro dell’Economia, Giovanni Tria «Le parti sociali possono governare tale sistema attraverso gli strumenti che il legislatore ha creato. Si pensi ai fondi di solidarietà bilaterali che gestiscono gli strumenti di sostegno al reddito in costanza di rapporto di lavoro e, in base ai più recenti interventi normativi, anche alcuni meccanismi di accompagnamento verso la pensione; oppure ai fondi interprofessionali per la formazione continua che possono favorire la riqualificazione dei lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali».

 

Sul fronte del salario minimo, Confprofessioni tiene ferma la barra sul ruolo centrale della contrattazione collettiva. «Lo strumento contrattuale serve a regolamentare le retribuzioni in maniera differenziata a seconda delle posizioni occupate e nell’ambito di una ampia cornice di istituti e diritti contrattuali – ha spiegato Stella – Un sistema di determinazione di un salario minimo legale sarebbe necessariamente caratterizzato da una certa rigidità e non consentirebbe un utile adattamento degli elementi economici di fronte alle dinamiche, in costante evoluzione, del mercato del lavoro, nonché alle dimensione delle imprese e alle differenze territoriali.

 

Dati alla mano, Stella ha evidenziato come l’Italia sia tra i Paesi con il maggior prelievo fiscale sui redditi da lavoro e, dunque, la vera priorità è la riduzione del cuneo fiscale. «La flat tax è un veicolo importante di crescita, ma il risultato complessivo della riforma della tassazione dei redditi da lavoro deve conseguire due obiettivi: la riduzione del carico fiscale dei soggetti che producono valore e il rispetto del principio costituzionale di capacità contributiva», ha affermato il presidente di Confprofessioni. Un obiettivo che si può raggiungere agendo sulle aliquote d’imposta, ma anche bilanciando il sistema delle deduzioni e detrazioni, «in modo da concentrare tali benefici sulle fasce più basse dei redditi. Gli oneri deducibili e detraibili devono essere non soltanto snelliti, ma anche suddivisi in “fasce”, dando prioritaria importanza a quelli a rilevante impatto sociale».

 

Stella ha poi portato all’attenzione del premier Conte e del ministro Tria, l’urgenza di «completare il quadro di tutele per il lavoro autonomo e rilanciare quindi il settore del lavoro libero professionale attraverso una crescita economica inclusiva dei lavoratori autonomi, prendendo atto delle straordinarie trasformazioni che interessano il mondo professionale e accompagnando questi processi con strumenti normativi adeguati e più agili». Come? Per esempio, riprendendo alcune delle disposizioni lasciate inattuate dalla legge sul lavoro autonomo (in particolare la delega per il potenziamento delle misure sulla maternità); prevedendo nuovi strumenti di protezione sociale in caso di crisi dell’attività professionale e potenziando il welfare per favorire l’adesione a forme mutualistiche e agli enti bilaterali e spimgendo ancora di più sulla formazione professionale continua.