IL MINISTRO PADOAN AL PE: UN REGIME DI ASSICURAZIONE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE CICLICA

Un meccanismo europeo per contenere gli shock sul mercato del lavoro e affrontare i costi sociali Il 26 gennaio scorso, a Bruxelles, il ministro dell’Economia e delle finanze Pier Carlo Padoan ha esposto alla commissione Occupazione e affari sociali del Parlamento europeo le linee generali della proposta italiana di un meccanismo di assicurazione contro la
Un meccanismo europeo per contenere gli shock sul mercato del lavoro e affrontare i costi sociali

Il 26 gennaio scorso, a Bruxelles, il ministro dell’Economia e delle finanze Pier Carlo Padoan ha esposto alla commissione Occupazione e affari sociali del Parlamento europeo le linee generali della proposta italiana di un meccanismo di assicurazione contro la disoccupazione ciclica, che sia comune a tutti i Paesi appartenenti all’Unione monetaria. Il titolare del Mef, dati alla mano, ha spiegato come la pesante eredità lasciata dalla recente crisi finanziaria in Europa abbia imposto la necessità di prevedere l’implementazione di nuovi strumenti volti a impedire il ripetersi di shock negativi sul mercato del lavoro, ad affrontarne i costi sociali e a migliorare la fiducia dei cittadini.

“La strategia di crescita generale” spiega Padoan, “deve essere inserita in un policy mix di investimenti e riforme strutturali che agevolino il ritorno di una situazione economica che faciliti investimento e stabilità. In un’Unione monetaria, in assenza dello strumento del tasso di cambio, è di fondamentale importanza affrontare adeguatamente l’impatto degli shock sulle dinamiche occupazionali”. Lo strumento sarebbe un segno dell’irreversibilità della moneta unica e, di conseguenza, avrebbe degli effetti positivi, quale ad esempio la stabilità macroeconomica.

Più specificatamente, il meccanismo di assicurazione contro la disoccupazione di breve termine prevedrebbe l’istituzione di un fondo comune, in cui convoglierebbero risorse ora utilizzate per programmi nazionali. Il fondo faciliterebbe il contenimento del rischio di shock improvvisi e lo sblocco dei capitali scatterebbe una volta raggiunta una determinata soglia di performance. La struttura dovrebbe essere tale da limitare gli azzardi ed evitare trasferimenti permanenti da un Paese all’altro. Vi sarebbe inoltre la possibilità di introdurre tale meccanismo senza alcuna modifica ai trattati, con conseguente risparmio sui tempi.

Nel dibattito che ha fatto seguito all’audizione del Ministro, i deputati della commissione presenti in aula hanno apprezzato gli spunti e le idee presentate seppur con qualche perplessità. I maggiori dubbi sono emersi in merito all’alimentazione del fondo tramite la raccolta di capitali nazionali provenienti dai bilanci degli Stati, tramite tassazione o tramite meccanismi semivolontari come ad esempio accordi con le parti sociali o eventualmente anche con soggetti di natura privata. Altre perplessità riguardano la guida tecnica di tale meccanismo, che per il Ministro spetterebbe alla Commissione, e alla possibilità di ottenere consenso con un simile meccanismo.