Fondi Ue, cambio di marcia per il professionista 4.0

Dal Congresso nazionale di Confprofessioni il focus sui fondi europei. Pisano (Desk europeo): il 2018 sarà un anno determinante per la programmazione 2014/2020. Attesa una crescita esponenziale degli impegni di spesa delle Regioni Internazionalizzazione, multidisciplinarietà, digitalizzazione e innovazione sono le parole d’ordine che Confprofessioni mette in campo per i professionisti italiani. All’esito della tavola rotonda
Dal Congresso nazionale di Confprofessioni il focus sui fondi europei. Pisano (Desk europeo): il 2018 sarà un anno determinante per la programmazione 2014/2020. Attesa una crescita esponenziale degli impegni di spesa delle Regioni

Internazionalizzazione, multidisciplinarietà, digitalizzazione e innovazione sono le parole d’ordine che Confprofessioni mette in campo per i professionisti italiani. All’esito della tavola rotonda intitolata “L’utilizzo dei fondi europei a metà settennato” svoltasi al Congresso dei professionisti italiani e coordinata da Susanna Pisano, coordinatrice del Desk europeo di Confprofessioni, infatti, si è confermata una volta di più la necessità di un “cambio marcia” per poter affrontare la sfida del Professionista 4.0.

 

La Programmazione UE 2014/2020 in Italia, stante la complessità dei nuovi Regolamenti, è di fatto partita con circa due anni di ritardo: l’approvazione di tutti i programmi operativi nazionali e regionali si è conclusa alla fine del 2015 e l’anno scorso è stato utilizzato dalle Amministrazioni per rodare la macchina, così da poter iniziare la pubblicazione dei bandi e relativi impegni di spesa. Ci troviamo quindi in un periodo particolarmente favorevole, rispetto alla offerta di opportunità alle quali i professionisti risultano ormai eleggibili senza più ostacoli di sorta, perché tutte le Regioni hanno già pubblicato bandi a valere sul FESR e sul FSE destinati al comparto delle PMI.

 

L’offerta dei fondi strutturali destinata alle PMI è assai diversificata nelle varie regioni italiane ma risulta fortemente indirizzata secondo gli obiettivi della Strategia Europa 2020 alla ricerca, innovazione e informatizzazione, obiettivi con i quali i professionisti italiani dovranno confrontarsi, declinandoli con le proprie esigenze di crescita e sviluppo, se vorranno accedere alle risorse europee. Come è emerso dagli interventi della Tavola rotonda, la partecipazione dei rappresentanti della Confprofessioni nei Comitati di sorveglianza dei singoli PON e POR consentirà di colmare il gap derivante dalla mancata partecipazione all’Accordo di Partenariato 2014/2020 con l’opportunità di rappresentare le esigenze dei professionisti, oggi sostenibili con indicatori reali di crescita e sviluppo  che possono desumersi dal Rapporto 2017  a cura dell’Osservatorio sulle Libere Professioni della Confederazione.

 

“La Confprofessioni ha oggi la possibilità, attraverso l’analisi e l’utilizzo dei dati emersi dal proprio Osservatorio, di richiedere alle Regioni la spendita di risorse destinate a fabbisogni specifici delle categorie che rappresenta”, ha dichiarato la Pisano,” evitando così di dover necessariamente concorrere con le PMI sui bandi più generici. Il 2018 sarà un anno determinante poiché ci si avvia al giro di boa di metà programmazione e già si prevede una crescita esponenziale degli impegni di spesa che, al momento risultano ancora molto differenziati tra le Regioni. Diciamo che le più virtuose allo stato risultano la Lombardia che ha già impegnato ben il 34% del FESR ed il 40% del FSE, seguita da Sicilia, Lazio, Veneto e Piemonte.”

 

L’altro forte elemento emerso dalla tavola rotonda è l’opportunità e gli strumenti, come il programma Erasmus per i liberi professionisti, che l’Europa mette in campo per la internazionalizzazione degli studi professionali e la costruzione di reti e network professionali per l’apertura di nuovi mercati. E’ stata ribadita la necessità di costruire solidi e competitivi partenariati per partecipare agli avvisi dei programmi comunitari a gestione diretta, con l’impegno che, in questo settore, la Confederazione sta mettendo in campo anche a favore e supporto delle proprie associazioni aderenti.

 

“L’internazionalizzazione trova anch’essa risorse nell’ambito dei programmi FESR e FSE, la cui dotazione complessiva supera i 51mld dei quali poco meno di 32mld di risorse UE” ricorda Susanna Pisano “toccherà ai professionisti italiani mettersi in gioco con proposte di progetti di possibile sviluppo credibili che superino il vaglio della sostenibilità per poter attrarre tali risorse.”