Enpam: per i camici bianchi 1,3 mld in più

Lo scorso 29 aprile, la Fondazione ha approvato il bilancio consuntivo 2016. Patrimonio netto a quota 18,4 miliardi (+7,2% rispetto all’anno precedente) La Fondazione Enpam ha chiuso il 2016 con un utile record superiore a 1,3 miliardi di euro e un patrimonio netto che ha raggiunto quota 18,4 miliardi (con un valore di mercato che sfiora i
Lo scorso 29 aprile, la Fondazione ha approvato il bilancio consuntivo 2016. Patrimonio netto a quota 18,4 miliardi (+7,2% rispetto all’anno precedente)

La Fondazione Enpam ha chiuso il 2016 con un utile record superiore a 1,3 miliardi di euro e un patrimonio netto che ha raggiunto quota 18,4 miliardi (con un valore di mercato che sfiora i 20), in crescita del 7,2 per cento rispetto all’anno precedente. L’utile è aumentato di 307 milioni di euro rispetto all’anno precedente. Lo rende noto la Fondazione a seguito dell’approvazione del bilancio consuntivo 2016 da parte dell’Assemblea nazionale lo scorso 29 aprile.

“Il miliardo e 328 milioni di euro in più a garanzia delle pensioni dei camici bianchi è dato dalla somma di 996 milioni di euro di avanzo previdenziale e di 745 milioni di euro di proventi lordi della gestione patrimoniale, sottratti 269 milioni di oneri e ben 144 milioni di euro di imposte pagate allo Stato – prosegue la nota. Gli iscritti attivi sono saliti a 362.391 (+0,4%) mentre i pensionati sono diventati 105.721 (+4,45%)”.

Nel 2016, la Fondazione ha registrato entrate contributive pari a 2,542 miliardi di euro, erogando nello stesso periodo prestazioni previdenziali e assistenziali per oltre 1,546 miliardi. A incidere sul fronte delle uscite è stato l’aumento dei pensionati che, come previsto dalla cosiddetta ‘gobba previdenziale’ presente e già scontata nei bilanci attuariali dell’Ente, saranno in crescita ancora per diversi anni.

Secondo il presidente della Fondazione, Alberto Oliveti – prosegue la nota – “questo è un bilancio positivo sia nelle evidenze che nelle proiezioni, che corregge in meglio le previsioni elaborate dalla Fondazione e quelle appostate prudentemente nel bilancio tecnico che ha certificato la nostra sostenibilità. Siamo in vantaggio rispetto alla tabella di marcia e forti di questo risultato crediamo di aver esercitato bene la nostra missione. Insistiamo sulla volontà originaria del legislatore che ci privatizzò. Vogliamo cioè che il patrimonio, fatto di contributi pagati dagli iscritti e accantonati a garanzia delle loro pensioni, venga conteggiato quando veniamo sottoposti ai test di sostenibilità. Non ha senso costringere i medici e i dentisti a sacrifici irragionevoli, quando con i contributi già versati da loro stessi potremmo promuovere iniziative di welfare ancora migliori per la categoria”.

Le nuove pensioni liquidate nel 2016 sono state in media di 233 euro lordi al mese per la Quota A (percepita da tutti), cui vanno sommate altre voci per chi ha svolto la libera professione in Quota B (in media 378 lordi mensili), per chi ha lavorato come medico di medicina generale (3.515 euro al mese) o come specialista ambulatoriale (in media 2.891 euro mensili.

I dati sui pensionamenti mostrano una propensione dei medici convenzionati a restare al lavoro a lungo. Tra i medici di medicina generale solo il 9% di coloro che hanno maturato il diritto ad andare in pensione ordinaria nel 2016 ha effettivamente fatto domanda; una percentuale che sale al 18% tra gli specialisti ambulatoriali. In entrambe le categorie la tendenza a rimandare il pensionamento al compimento dell’età limite per lasciare l’attività (70 anni).