Casse, spiragli sulla tassazione

Al Convegno della Cassa dei dottori commercialisti, il sottosegretario al Lavoro Cassano apre all’ipotesi di una riduzione dell’imposizione fiscale per la previdenza privata Il governo corre ai ripari per scongiurare l’aumento della tassazione al 26% sulle rendite finanziarie per le casse di previdenza dei professionisti. Al Forum “Fare previdenza. Creare sviluppo”, organizzato dalla Cassa di
Al Convegno della Cassa dei dottori commercialisti, il sottosegretario al Lavoro Cassano apre all’ipotesi di una riduzione dell’imposizione fiscale per la previdenza privata

Il governo corre ai ripari per scongiurare l’aumento della tassazione al 26% sulle rendite finanziarie per le casse di previdenza dei professionisti. Al Forum “Fare previdenza. Creare sviluppo”, organizzato dalla Cassa di Previdenza e Assistenza dei dottori commercialisti che si è svolto l’8 maggio a Roma, presso la Galleria Colonna, il sottosegretario al Lavoro, con delega alla previdenza privata, Massimo Cassano, ha affermato che il sistema di tassazione che grava sulla previdenza privata, attualmente è assai oneroso. 

Attraverso l’innalzamento della tassazione sulle plusvalenze finanziarie delle Casse, il governo punta a incamerare 50 milioni di euro di ricavi (per le Casse, invece, l’esborso è pari a 100 milioni). L’aumento dal 20 al 26% sulle rendite finanziarie delle Casse, previsto dal decreto Irpef 66/2014, entrerà in vigore il prossimo 1° luglio. Si cerca dunque una possibile soluzione. Secondo Cassano, “un eventuale intervento normativo teso ad alleggerire tale onere fiscale, prendendo a riferimento il modello dei Fondi Pensione complementari, consentirebbe un considerevole risparmio e potrebbe essere peraltro proficuamente reinvestito, tenuto conto delle novità legislative recenti, per interventi di formazione e welfare a favore delle libere professioni”. 

Il sottosegretario al Lavoro ha quindi sottolineato le azioni da intraprendere al più presto nell’ambito della gestione della previdenza privata, rivolta ad una specifica platea di riferimento e esposta a due tradizionali ordini di rischi: quello demografico, dovuto alla struttura per età della popolazione assicurata, e quello economico connesso alla possibile contrazione del fatturato di chi esercita la professione. Rischi da cui nessuna professione può ragionevolmente ritenersi esentata nel medio/lungo periodo.

Altro elemento di riflessione sul piano istituzionale, ha aggiunto Cassano, è dato dall’adeguatezza del modello previdenziale privato a rispondere alle istanze di un welfare integrato, tale da assicurare agli iscritti un concreto sostegno durante e dopo la vita lavorativa, secondo principi di equità intergenerazionale. E adesso, anche dopo che la legge di stabilità ha modificato, pur confermandone i precedenti orientamenti, le modalità con le quali le Casse partecipano ai risparmi di spesa pubblica, l’azione istituzionale ha l’onere di circoscrivere con chiarezza gli effettivi confini dell’autonomia organizzativa ed allontanare le sovrapposizioni e le duplicazioni delle attività di controllo e dei connessi adempimenti per gli stessi enti, pena l’ingessatura dell’azione operativa delle stesse. Con l’auspicio che tutto ciò trovi degna sede di riflessione e confronto anche in ambito comunitario, ritenendo che i punti focali sui quali confrontarsi siano: accesso al credito, formazione all’imprenditorialità, ricorso ai mercati e la riduzione dei vincoli normativi.