Diagnostica di primo livello, Silvestro Scotti Fimmg: «Ottima notizia la firma del decreto da parte del ministro Speranza. Partire subito dagli studi dei medici di medicina generale»

Con la firma del ministro Roberto Speranza del decreto attuativo delle misure già previste dalla Manovra 2020, i cittadini avranno la possibilità di fare esami diagnostici di primo livello negli studi dei medici di medicina generale.

Con la firma da parte del ministro Roberto Speranza del decreto attuativo delle misure già previste dalla Manovra 2020, i cittadini avranno finalmente la possibilità di fare esami diagnostici di primo livello negli studi dei medici di medicina generale. «Una battaglia che Fimmg sostiene da anni – ricorda il segretario generale Silvestro Scotti – trovando anche grande sensibilità politica e impegno da parte del ministro Speranza». Nel 2019, è bene ricordarlo, la Manovra di bilancio per il 2020 aveva stanziato per la diagnostica di primo livello negli studi dei medici di famiglia 235 milioni di euro. «Una prima versione del decreto era già stata firmata a gennaio 2020 dal ministro Speranza, che ringrazio – prosegue Scotti – e mostrava l’impegno suo e del Ministero con l’obiettivo di potenziare il territorio già in epoca pre Covid, senza poi trovare un ok in Conferenza Stato-Regioni. A maggio di quest’anno la ripresa dell’iter, interrotto dall’emergenza Covid, si è legata ad alcune modifiche minime e quindi ad una nuova versione del decreto che ora è arrivato al sì definitivo anche alla luce delle necessità derivate dal Pnrr e del rinnovo dell’ACN della medicina generale». Ma la battaglia per la salute dei cittadini non è conclusa, avverte il Segretario Generale Fimmg. «Dobbiamo evitare ulteriori ritardi – ammonisce – e partire subito dagli studi dei medici di medicina generale, senza attendere oltre. I soldi ci sono e devono essere immediatamente usati per garantire ai cittadini una migliore e più completa assistenza a garanzia di equità di accesso ad alcune prestazioni che sono sempre più in carico al cittadino anziché al Servizio sanitario nazionale per le lunghe liste d’attesa e la riduzione dell’offerta pubblica. Quando si parla di salute bisogna riuscire a far prevalere il buon senso sulla burocrazia.

Nelle more di una completa realizzazione delle Case della Comunità, è dovere della politica regionale intervenire per poter potenziare immediatamente gli studi dei medici di medicina generale con strumenti di prima diagnostica, rete e telemedicina per garantire un’assistenza di prossimità adeguata e non accrescere le diseguaglianze territoriali, partendo dai gruppi di medicina generale organizzati e da quelli delle zone disagiate come il decreto prevede. Un ACN in tal senso – conclude Scotti – lo abbiamo già firmato, servono gli Accordi Integrativi Regionali il cui ritardo non trova giustificazioni in un paese che ha bisogno di tutti per migliorare l’assistenza, soprattutto dei pazienti cronici e in condizioni di fragilità, messa a dura prova dalla pandemia».